a cura di Roberto Bazzani

Quando si parla di Riley B. King, più noto come B.B. King, ci si riferisce ad una vera e propria leggenda del blues, che ha reso popolare questo genere musicale, influenzando tantissimi musicisti e cantanti in tutto il mondo, basti pensare ai vari chitarristi britannici degli anni 60 e 70, come John Mayall ed Eric Clapton.
Nato in una piantagione di cotone chiamata Bear Creek, vicino al villaggio di Itta Bena, Mississippi, il 16 settembre 1925, cresce in quella regione (il cosiddetto Delta, compreso fra i fiumi Mississippi e Yazoo) dove il blues è una presenza costante, avendo dato i natali a musicisti famosissimi come Charley Patton e Robert Johnson e dove si era sviluppato uno stile di blues – il Delta Blues, appunto – che si era diffuso soprattutto negli anni 20 e 30 del ‘900. Lo stesso B.B. King era cugino di un altro famoso bluesman di allora, Bukka White, il quale, viste le potenzialità del cugino più giovane, chitarrista autodidatta, lo porta con sé a Memphis nel 1946, facendogli conoscere Sonny Boy Williamson, con il quale registrerà uno spot per una fabbrica di biscotti che sarà il suo primo successo. Lavora come dj nella radio locale WDIA e qui acquisirà il suo nickname ossia B.B., che sta per Blues Boy.
Incide il suo primo singolo “Miss Martha King” nel 1949, che venderà poco. Nel frattempo affina la sua tecnica chitarristica che, per sua stessa ammissione, in quei tempi era ancora molto acerba.
Il grande successo arriva nel 1952 con “3 O’Clock Blues”, e da allora B.B. King registrerà una hit dietro l’altra esibendosi in teatri celebri come l’Apollo di Harlem e lo Howard di Washington. Nel 1956 sono stati calcolati ben 342 concerti e tre sessioni di registrazione.
Nel 1962 firma per la ABC-Paramount Records, mentre nel novembre 1964 registra live al Regal Theatre di Chicago quello che lui stesso considera uno degli album migliori della sua carriera.
Nel 1969 aprirà i concerti del tour americano dei Rolling Stones, facendosi così apprezzare anche dal pubblico bianco, che già aveva scoperto il blues dai gruppi britannici dell’epoca.
Da quel momento la sua musica si contaminerà sempre più spesso con il rhythm-and-blues ed il rock, fino alle collaborazioni con molti artisti europei. In Italia si è esibito, nel 1990, insieme ad Edoardo Bennato, nel Pistoia Blues Festival.
Innumerevoli riconoscimenti gli sono stati tributati nel corso della sua carriera che, come abbiamo visto, in certi momenti è stata particolarmente frenetica. Fra questi l’inserimento nella Blues Hall of Fame nel 1980 e nella Rock and Roll Hall of Fame nel 1987, ad ulteriore testimonianza di come questi due generi si fondessero nella sua musica. Fu invitato alla Casa Bianca dal Presidente Obama nel 2012, con il quale duettò nel brano “Sweet Home Chicago”
Una curiosità riguarda la sua chitarra, da lui ribattezzata “Lucille”, in ricordo di una sua esibizione del 1949, disturbata da due persone che se le erano date di santa ragione per contendersi una donna di nome, appunto, Lucille. La zuffa era finita con l’incendio del locale, dal quale fu risparmiata la sua chitarra che, dal quel momento in poi, fu ribattezzata con il nome della donna contesa.
Nella città di Twist, nell’Arkansas, c’è una targa commemorativa del fatto lì accaduto. Nel tempo B.B. King ha utilizzato varie chitarre, tutte ribattezzate con quel nome, ma la più famosa è stata quella denominata “modello Lucille” fabbricata dalla Gibson a partire dal 1980.
Muore il 14 maggio 2015 nella sua casa di Las Vegas, Nevada, per le complicanze del diabete diagnosticatogli nel 1990.
