a cura di Roberto Bazzani

Melvin Howard “Mel” Tormé
Chicago, Illinois, 13 settembre 1925
Los Angeles, California, 5 giugno 1999
Nato a Chicago, Illinois, il 13 settembre 1925, Melvin Howard “Mel” Tormé è stato uno dei più importanti cantanti di jazz, anche se la sua popolarità non è mai arrivata ai livelli di Frank Sinatra o Ella Fitzgerald.
Ribattezzato “velvet fog ” (nebbia di velluto – nomignolo che disprezzerà per tutta la vita) dal dj Fred Robbins per la sua voce morbida e vellutata, rivela fin dalla prima gioventù una spiccata propensione per la musica. Oltre che come cantante, infatti, si esibirà nei primi anni di carriera come batterista e pianista, oltre che ad essere spesso compositore ed arrangiatore dei brani che esegue. Debutta nel 1942 (a soli 17 anni) come batterista e cantante nella band di Chico Marx, uno dei fratelli Marx noti anche nel cinema. Nel 1944 fonda il suo primo gruppo vocale, un quintetto, denominato “Mel Tormé and His Mel-Tones“, che ottiene un discreto successo di critica e di pubblico. Nel 1949 incide la “California Suite“, che sarà il primo LP a 33 giri pubblicato dall’etichetta Capitol.
Dal 1955 inciderà per l’etichetta Bethlehem il disco “Mel Tormé and the Marty Paich Dek-Tette“, con il pianista e direttore Marty Paich, che aveva riunito un gruppo di dieci musicisti nel quale figuravano grandi nomi del jazz californiano, come Pete Candoli, Bud Shank, Bob Cooper, Mel Lewis. Il disco è molto apprezzato dalla critica e con esso Tormé inaugura una serie di dischi sempre con il Dek-Tette che esplorano il lato più jazzistico della sua vocalità.
Nel 1956 partecipa alla prima incisione jazzistica di Porgy and Bess di Gershwin nel ruolo di Porgy (fino ad allora l’opera era stata sempre interpretata da cantanti lirici), un triplo album sempre per la Bethlehem, insieme a varie formazioni (tra cui l’orchestra di Duke Ellington) ed altri cantanti come Frances Faye (Bess), Betty Roché (Clara), George Kirby (Sportin’ Life), Johnny Hartman (Grown), Sally Blair (Serena) e Frank Rosolino (Jake).
Fra il 1958 e il 1961 firma un contratto per la Verve di Norman Granz e “sforna” otto album, fra cui da ricordare senz’altro “Swings Schubert Alley“. in cui rivisita il repertorio della rivista americana assieme all’inseparabile Dek-Tette di Marty Paich, con una nuova formazione dove figurano solisti di grande livello, fra cui Art Pepper (sax contralto), Bill Perkins (sax tenore), Stu Williamson (tromba), Frank Rosolino (trombone) e Red Callender (tuba).
Mel Tormé si afferma dunque come “Musicians’ Singer“ (cantante dei musicisti), utilizzando la voce sia in modo tradizionale, sia come strumento aggiunto alla band, grazie al non comune senso ritmico ed alla facilità con cui riesce a tenere testa ai tempi più veloci, sempre con grande chiarezza di pronuncia.
Finito il contratto con la Verve, Tormé passa all’Atlantic, con la quale incide “Comin’ Home Baby” nel 1962, nel quale rivisita standards jazzistici come Moanin’ e Dat Dere di Bobby Timmons, Hi-Fly di Randy Weston e Whisper Not di Benny Golson. Gli anni 60 segneranno un progressivo distacco del cantante dagli studi di registrazione, mentre il decennio successivo lo vedrà ritornare alla ribalta, tanto che nel 1976 il magazine Down Beat lo incoronerà come migliore cantante maschile. Fra gli anni 80 e 90 inciderà sei album con il pianista George Shearing, fino a che un infarto, l’8 agosto 1996, porrà fine alla sua carriera di cantante. Muore dopo un altro infarto, il 5 giugno 1999 a Los Angeles, California, all’età di 73 anni.
