Il post di Paolo Fresu: ricordi a Siena Jazz

Pubblicato il 25 luglio 2025 alle ore 14:56

di Paolo Fresu

Il post di Paolo Fresu, pubblicato in occasione del Concerto tenutosi in Piazza del Campo il 24.07.2025 dal duo Paolo Fresu & Omar Sosa.

l concerto in Piazza del Campo a Siena è stato, per me, il più intenso di questa lunga estate.

Non solo perché si è svolto in una delle piazze più belle del mondo ma perché sono profondamente legato a questa città.

La prima volta fu nel 1980 all’età di 19 anni per frequentare i Seminari Senesi, e dal 1985 sono diventato parte del corpo dei docenti fino ai primi anni Duemila.

Ieri mi sono volutamente fermato davanti alla pensione “Le tre donzelle” dove allora - era il primo anno in cui partecipai ai Seminari e il quarto viaggio in continente - alloggiavano molti dei ragazzi che frequentavano i corsi estivi.

Ho ancora nelle orecchie il cacofonico concerto dei suoni spessi che mi accolsero all’arrivo.

Non avevo mai sentito niente di simile.

Da ogni stanza uscivano le note di uno strumento e di una melodia.

Alcuni si esercitavano con le scale, altri accennavano qualche tema conosciuto e altri ancora si scaldavano con le note lunghe.

Mi sentivo come Pinocchio nel Paese dei balocchi.

Fino a quel momento avevo condiviso il jazz con pochi amici e all’improvviso mi trovavo a parlare la stessa lingua con oltre duecento ragazzi e ragazze che arrivavano, come me, da tutte le parti d’Italia e d’Europa.

Entrando quel giorno del 1980 in quella pensione capii quale era bellezza del condividere la musica e la vita.

Ieri ho avuto l’impressione di conoscere ogni cosa e ogni cosa mi ha riportato ad un vissuto di quei lunghi anni.

Le barzellette in sardo con Billy Sechi, l’incontro con Roberto Cipelli con i suoi boxer bianchi a pois rossi che ha dato vita al Quintetto Italiano, le notti brave con gli studenti in Piazza a correre come dei matti con la terra che ti mancava sotto i piedi, le jam session nelle contrade, la preparazione del Palio dell’Assunta, la Fonte Gaia, i pici all’aglione…

Transitando in Piazza Salimbeni mi sono ricordato del primo saggio con il gruppo diretto da Enrico Pieranunzi.

Eravamo agitatissimi e alla fine dell’esibizione Enrico venne e ci disse "bravi, è quasi jazz!". 

Ho cenato nel ristorante che frequentavo quando ci si sedeva a tavola con Amedeo Tommasi e Franco Donatoni.

Noi eravamo appassionati dalla musica contemporanea e di ciò che accadeva all’Accademia Chigiana mentre Donatoni, il Maestro indiscusso, era affascinato dal jazz.

Ora non ci sono più e, soprattutto, non c’è più Franco Caroni al quale devo molto e al quale deve molto il jazz italiano.

Un uomo visionario, coraggioso e determinato che ha edificato, non senza difficoltà, la mia e la nostra storia.

E poi, ancora ieri sera, i troppi Gin Tonic al bar a fianco alla Piazza con Filippo Vignato, Dan Kinzelman e Francesco Bigoni che, assieme ad altri, proseguono con passione quella avventura iniziata nel lontano 1977.

Seduti assieme a Omar Sosa sul lastricato di quella Piazza che sembra un dipinto di Giotto a parlare di musica e a ridere come allora.

Senza Siena sarei stato diverso.

O perlomeno, come Giotto, avrei visto il mondo da un’altra prospettiva.

Paolo

 

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