a cura di Roberto Bazzani
Il giorno di Ferragosto del 1925 nasce a Montréal, nella provincia canadese del Québec, da una famiglia di immigrati delle Indie Occidentali, Oscar Emmanuel Peterson, considerato uno dei massimi virtuosi del pianismo jazz.
Messosi in luce già giovanissimo (a quattordici anni vincerà il contest nazionale promosso dalla Canadian Broadcasting Corporation), incide dal 1945 al 1949 in trio per l’etichetta Victor. I suoi punti di riferimento sono Teddy Wilson, Nat King Cole e soprattutto Art Tatum.
Nel 1949 viene notato dall’impresario Norman Granz: nasce in quest’occasione un sodalizio che farà la fortuna di entrambi, attraverso la registrazione da parte di Peterson di innumerevoli dischi per le etichette di Granz (dapprima la Verve e successivamente la Pablo) e la partecipazione del pianista agli eventi che lo stesso impresario organizzerà sotto la denominazione “Jazz at the Philharmonic”. Il debutto di Peterson negli States, dove raccoglie un enorme successo, è proprio in uno di questi eventi alla Carnegie Hall a New York City.
Nei primi anni 50 forma un duo con il contrabbassista Ray Brown, che poi diventerà un trio con l’aggiunta del chitarrista Barney Kessel, successivamente rimpiazzato da Herb Ellis. La fama di Peterson come virtuoso del piano si consolida facendogli vincere frequentemente i sondaggi fra i lettori (per 12 anni di fila!) e fra i critici del Down Beat Magazine.
Quando, nel 1958, Ellis lascerà il trio, quest’ultimo si trasformerà nel più classico formato piano-contrabbasso-batteria con l’ingresso del batterista Ed Thigpen.
Nel 1965 suonerà con il contrabbassista Sam Jones ed il batterista Louis Hayes (sostituito poi da Bobby Durham). Ritornerà poi al trio con chitarra e contrabbasso con Joe Pass e Niels-Henning Ørsted Pedersen.
Fra le sessioni in studio e quelle dal vivo, spesso in Jam Sessions organizzate da Norman Granz in occasione vari festivals, fra cui quello svizzero di Montreux, la discografia di Oscar Peterson è sterminata.
Ha registrato con tutti i maestri del jazz mainstream, da Ella Fitzgerald a Louis Armstrong, da Milt Jackson a Clark Terry, passando per Dizzy Gillespie e Count Basie. Come spesso accade, ha diviso gli ascoltatori e critici fra entusiasti e denigratori, questi ultimi accusandolo di virtuosismo freddo e fine a se stesso.
Certo, alcune incisioni, nell’iperproduzione propria del personaggio, sono state discutibili (fra queste ricordo un Porgy and Bess con il chitarrista Joe Pass ed il nostro eroe al clavicembalo...) e Peterson non è stato certamente un innovatore, ma lo stile perfetto, il blues feeling, la padronanza del tempo, la completa indipendenza delle due mani, lo proiettano senz’altro ai vertici del pianismo jazz di tutti i tempi. Si pensi, inoltre, che ha sofferto di artrite dalla gioventù e che negli ultimi anni aveva problemi ad abbottonarsi la camicia!!
Oscar Peterson si spegne nella città canadese di Mississauga, Ontario, il 23 dicembre 2007.