a cura di Angelo Cancelliere
DISCHI / CINEMA

Köln '75 e Lost in Köln: l'eterna controversia del Köln Concert di Keith Jarrett
I 50 anni del ‘Köln Concert’ di Keith Jarrett
The Köln Concert di Keith Jarrett, uscito nel 1975 per ECM Records, è un episodio epico della storia del jazz: un piano solo cristallizzato in un disco (un bestseller da milioni di copie) venerato da appassionati di tutto il mondo e studiato da generazioni di musicisti. La ragione primaria del fascino della registrazione risiede nella sua natura di improvvisazione: una prassi apparentemente spericolata, divenuta tratto distintivo di tanta produzione del pianista statunitense.
In occasione dei 50 anni del ‘Köln Concert’ di Keith Jarrett il mondo del cinema e della musica si intrecciano in modo affascinante con l'uscita di due film che esplorano la leggenda del Köln Concert di Keith Jarrett, un evento tanto iconico quanto controverso.
Alla 75a edizione della Berlinale, fuori concorso, è stato presentato Köln '75, il nuovo film di Ido Fluk. Questa opera cinematografica riporta sul grande schermo una delle storie più incredibili della musica jazz: la genesi di The Köln Concert, il leggendario album dal vivo di Keith Jarrett, frutto di una serata che sembrava destinata al fallimento. Tuttavia, al centro della narrazione non si trova soltanto la figura di Jarrett, ma anche quella di Vera Brandes, la giovanissima promoter che ha reso possibile quell'evento epocale.
Vera Brandes, interpretata nel film da Mala Emde, è una diciottenne ribelle con una passione bruciante per il jazz. Cresciuta in un contesto conservatore, decide di sfidare le convenzioni e di organizzare un concerto di Keith Jarrett all'Opernhaus di Colonia nel gennaio del 1975. Di fronte a innumerevoli difficoltà—dalla resistenza familiare alla mancanza di fondi, fino alla scoperta dell'ultimo minuto che il pianoforte fornito non era quello concordato, Vera riesce a trasformare l'imprevisto in magia. Il risultato è un concerto indimenticabile e un disco che venderà oltre quattro milioni di copie, diventando l'album jazz per pianoforte più venduto di tutti i tempi.
Köln '75 non è l'unico film in programma che narra questa straordinaria storia, nel corso del 2025, è prevista l’uscita di un altro film intitolato Lost in Köln, per la regia di Vincent Duceau, che affronta la medesima vicenda ma da un'altra prospettiva, quella di un amante del jazz alla ricerca del pianoforte con cui Jarrett suonò quella sera.
Ci si potrebbe chiedere se Jarrett sarà contento di tale attenzione, considerando che a cinquant'anni di distanza, il suo concerto continua ad affascinare e a ispirare nuovi ascoltatori. Tuttavia, il contrappunto a questa visione è la profonda avversione che Jarrett prova nei confronti di entrambi i progetti cinematografici. Un sentimento talmente forte che lo ha portato a rifiutare qualsiasi collaborazione nella realizzazione di entrambi i film. A ben vedere, l'odio di Jarrett non è indirizzato ai film in sé, ma piuttosto all'intero concerto di Colonia.
Attualmente, Keith Jarrett ha 79 anni e non si è mai completamente ripreso da una serie di infarti avuti nel 2018, che hanno causato una parziale paralisi. Nonostante gli anni trascorsi, la sua posizione rimane invariata: detesta quel concerto e quella serata. In diverse occasioni ha espresso la propria opinione in merito, sottolineando come consideri il Köln Concert "brutto e ripetitivo". Se potesse, ha affermato, rintraccerebbe e distruggerebbe tutte le copie del disco ancora in circolazione.
Questa presa di posizione di Jarrett è così nota che i registi di Köln 75 e Lost in Köln, Ido Fluk e Vincent Duceau, non nutrivano grandi speranze riguardo a una sua partecipazione alle produzioni. Pur avendo tentato di coinvolgerlo, la risposta si è rivelata conforme alle loro aspettative.
Duceau, in un articolo pubblicato dal Guardian, ha commentato comprensivamente la frustrazione di Jarrett, evidenziando quanto possa essere snervante per un grande musicista sentirsi continuamente interpellato riguardo a un solo concerto di tanti anni fa.
La posizione di Jarrett è tanto comprensibile quanto paradossale. Da un lato, la sua avversione al Köln Concert ha reso il suo nome ancora più leggendario; dall'altro, i film che celebrano questo evento sembrano solo rinfocolare una fiamma che lui desidererebbe spegnere. Questo conflitto tra l'artista e la sua opera solleva interrogativi più ampi sulla relazione tra creatore e creazione, sull'eredità che un artista lascia e su come questa venga interpretata nel corso del tempo.
Mentre Köln '75 e Lost in Köln promettono di offrire nuove prospettive su un evento storico, resta il fatto che Keith Jarrett rimane lontano dai riflettori che egli stesso ha contribuito ad accendere, anelando a un silenzio che pare impossibile. La sua reazione all'invito alla prima di Köln 75 è forse la risposta più eloquente di tutte: un rifiuto che parla di un artista in lotta con la propria eterna eredità. Così, mentre il mondo continua a celebrare il Köln Concert, Jarrett rimane la voce fuori dal coro, un uomo in conflitto con il proprio genio.
Per una approfondita lettura si segnala il testo (in lingua inglese) di Peter Elsdon:
Peter Elsdon: Keith Jarrett's The Köln Concert
Il lavoro di Elsdon è un approfondito studio tecnico che investe la materia squisitamente musicale, con trascrizioni dei passaggi chiave, analisi armoniche, individuazione di patterns ritmici e tanto altro. Ma l’autore si spinge oltre, interrogandosi sul senso dell’estemporaneità musicale e sulle differenze tra composizione e improvvisazione, individuando i passaggi evidentemente già strutturati (come il bis che chiude il disco), riportando aneddoti e curiosità su quella serata e tratteggiando il momento artistico di Jarrett (registrazioni e tour di quel periodo) alla ricerca di eventuali semi preesistenti.
Un libro imperdibile per i musicisti.
Peter Elsdon
Keith Jarrett's The Köln Concert
Oxford Studies in Recorded Jazz, Oxford 2013
